domenica 15 aprile 2012

Il riciclo dei materiali edili nel Medioevo

La decisa contrazione demografica dell'Alto Medioevo ebbe effetti anche sul piano urbanistico: la diminuzione della popolazione comportò che solo una parte delle antiche città romane rimanesse occupata, e gli edifici rimasti disabitati finirono inesorabilmente per degradarsi e trasformarsi in rovine. Gli abitanti dei centri urbani medievali entrando in contatto quotidiano con questi ruderi erano naturalmente portati a riutilizzarne i materiali nell'edilizia: tale pratica divenne una caratteristica del Medievo giacchè recuperare elementi già lavorati su costruzioni ancora in piedi e situate nei pressi dei nuovi cantieri si rivelava un grande risparmio in termini di tempo e denaro.
I documenti testimoniano la diffusione del fenomeno già nella tarda antichità: un decreto imperiale del 458 autorizzava il riuso dei materiali degli antichi edifici purchè la struttura risultasse inesorabilmente compromessa e che non potessero essere più recuperati a ragioni di pubblica utilità.
I vecchi edifici divennero così delle vere e proprie cave di materiale e interi nuovi villaggi vennero edificati utilizzando le rovine delle antiche città. Inoltre lo scadimento dei processi produttivi artigianali induceva al riutilizzo completo di vecchi elementi architettonici che erano stati lavorati dagli antichi con una accuratezza che i contemporanei non erano più in grado di replicare. In altri casi la motivazione del riciclo risiedeva nella difficoltà di reperire materiale: ad esempio accadeva molto di frequente che le statue venissero fuse per ricavare delle armi. Talvolta si optava per non smontare gli antichi edifici, riadattandoli ad una nuova funzione; il caso più emblematico è il Pantheon di Roma che nel VII secolo venne trasformato in una Chiesa consacrata alla Madonna e ai martiri, sintomo anche della cessata avversione del primo Cristianesimo verso gli edifici destinati al culto pagano, quando i padri della Chiesa invitavano a distruggere tutti i templi

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