mercoledì 28 aprile 2010

Roma conquista Veio ( 396 a.C.).

La conquista di Veio ( 396 A.c) da parte di Furio Camillo, il dux fatalis nominato in quella circostanza dittatore dai romani, fu un avvenimento destinato ad avere conseguenze di grande portata per i periodi successivi. La altre città etrusche non intervenendo a favore della consorella avevano dato segno di debolezza nel loro legame federale. Segnali di un arretramento delle capacità espansionistiche etrusche si erano già avute con la conquista da partte dei sanniti di Capua (423) e Cuma (421)che aveva determinato la scomparsa della loro presenza in Campania. Anche a settentrione il potere degli etruschi si andava affievolendo a cause delle sempre più frequenti incursioni di tribù dei Galli che nel 390 penetrarono nel loro territorio giungendo fino a Roma. I romani invece con la conquista di Veio liberavano il fronte settentrionale da un’insidiosa minaccia e potevano così coltivare con più tranquillità la loro naturale propensione a espandersi verso sud
Veio, situata a una ventina di chilometri da Roma, sorgeva su uno sperone roccioso che gli forniva una difesa naturale dagli assalti. A ciò si aggiungevano le robuste mura che la proteggevano. Per questo motivo sorprende la sua capitolazione dopo appena un decennio di assedio, viste le scarse possibilità tecniche fornite all’arte militare del tempo. Qualcuno ha dubitato che la campagna di guerra contro Veio sia durata effettivamente dieci anni, vedendovi un collegamento leggendario con l’epopea troiana, ma il fatto che sia riportato sia da fonti romane che etrusche fa ritenere affidabile questo dato anche da un punto di vista storico.
Un episodio relativo alla caduta di Veio in apparenza leggendario potrebbe essersi anche effettivamente svolto. Veio sarebbe caduta quando un soldato romano avrebbe rubato le viscere di animali che i Veienti sacrificavano agli dei per ottenerne la protezione; per raggiungere l’obiettivo i Romani scavarono un cunicolo sotto le mura attraverso cui un soldato penetrò rubando le viscere scarificali; quando i Veienti si accorsero del furto si sentirono perduti. Tenendo conto dell’importanza che gli Etruschi attribuivano all’interpretazione delle viscere degli animali il fatto potrebbe essere anche autentico e dimostrerebbe che le guerre in antichità si risolvevano anche con questi stratagemmi, che a noi moderni possono apparire inverosimili, ma che appaiono credibili se ricollocati nella mentalità del tempo intrisa di riferimenti al magico. D’altronde i conquistatori consideravano gli dei di Veio aventi pari dignità rispetto ai propri e ponevano ogni cura nel garantire un adeguato culto nella propria comunità dove li trasferivano. Difatti Furio Camillo con una solenne invocazione ( evocatio) invitò la più importante divinità di Veio, Giunone Regina, a lasciarsi trasportare nella nuova località dove le sarebbero stati resi onori anche superiori a quanto gli venivano conferiti dai Veienti.
Abbiamo già detto come decisivo nelle sorti del conflitto sia stato il mancato aiuto portato a Veio dagli alleati della federazione sacrale etrusca, avente il suo centro a Volsinii, nel tempio di Veltha o Voltune ( in latino Voltumna), una divinità della vegetazione in onore del quale venivano svolti periodicamente giochi ginnici panetruschi. Va detto che una comune azione militare ci fu solo occasionalmente, mentre di regola le città etrusche anche in campo militare operavano ciascuna per conto proprio. Per l’occasione avvenne una riunione confederale nella quale si decise di abbandonare al suo destino Veio che d’altronde mantenendo il suo re lucumone costituiva un eccezione nel quadro delle città etrusche in cui già governavano le aristocrazie. A ciò si aggiunga la rivalità commerciale con alcune località, in primis Caere, che condivideva maggiori interessi con Roma, ed ecco spiegato l’isolamento in cui vennero a trovarsi i Veienti ad opera dei loro stessi alleati. Veio non fu completamente distrutta ma i suoi abitanti furono per la maggior parte passati a fil di spada o ridotti in schiavitù. Le fertili campagne circostanti vennero distribuite a coloni romani che vi crearono quattro nuove tribù in aggiunta alle 21 già esistenti ( di cui 20 risalenti a Servio Tullio). I Romani occuparono i territori dei piccoli centri che avevano dato una mano a Veio: Capena, Sutri e Nepet.. Nelle due ultime località vennero create due colonie latine per tacitare la preoccupazione degli alleati Latini di fronte al repentino espandersi di Roma che estendeva il suo controllo a nord dei monti Sabatini, a ridosso dei monti Cimini, in pieno territorio etrusco. Mentre i Romani trasformavano le loro guerre da esigenze di sopravvivenza a campagne di espansione e conquista, gli Etruschi per altro verso segnavano il passo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bello